lunedì 23 giugno 2008

Polpettone patate e fagiolini















Ingredienti per 4 persone:
  • 1 Kg di patate
  • 500 g di fagiolini
  • 3 uova
  • 2 cipolle bianche
  • 250 ml di brodo vegetale
  • olio extravergine di oliva
  • sale
  • pepe
Preparazione:
Lessare le Patate in acqua bollente salata.
Pulire i fagiolini spuntando le estremità e togliendo i filamenti.
Lavarli accuratamente sotto acqua corrente e lessarli per 15 minuti in acqua salata, a pentola scoperta per evitare che ingialliscano. Terminata la cottura ritirarli e tagliarli a tocchetti di 4-5 centimetri. I fagiolini vanno portati a 4/3 della cottura che verrà terminata più tardi.
Scaldare il brodo.
Affettare le cipolle e metterle in una padella con dell'olio.
Cuocere per un paio di minuti a fiamma vivace, quindi unire un mestolo di brodo, un pizzico di sale ed una grattugiata di pepe. Cuocere per 5 minuti a fiamma media, coperto, girando di tanto in tanto.
Unire i fagiolini, mescolare bene, regolare di sale e cuocerli sino a consumare tutto il brodo evitando che il preparato si secchi troppo.
Pelare le patate e passarle con il passapatate in una terrina.
Unire alle patate passate il preparato dei fagiolini e cipolle, le uova e mescolare bene gli ingredienti.
Tagliare un grosso foglio di carta da forno, bagnarlo, strizzarlo bene e quindi ungerlo d'olio solo da una parte.
Disporvi il composto di patate dalla parte unta e dargli la forma di un polpettone. Avvolgerlo con la carta e fermare le estremità con lo spago.
Cuocere il polpettone su una teglia da forno per un'ora a 200° C.
Servire quando si sarà intiepidito in fette piuttosto spesse.

Buon appetito.

PS: Ricetta trovata su Lo spicchio d'aglio

mercoledì 11 giugno 2008

Questo popolo ormai dissociato da secoli

L'intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione.

Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai da uno dei milioni d'anime della nostra nazione, un giudizio netto, interamente indignato: irreale è ogni idea, irreale ogni passione, di questo popolo ormai dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.

Mostrare la mia faccia, la mia magrezza - alzare la mia sola puerile voce - non ha più senso: la viltà avvezza a vedere morire nel modo più atroce gli altri, nella più strana indifferenza.

Io muoio, ed anche questo mi nuoce.